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Tamoxifene Ratio: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

Tamoxifene Ratio: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

“Abbiamo osservato che il Baby Tam (tamoxifene a basse dosi) riduce del 50 per cento circa il rischio di recidiva del tumore e del 75 per cento quello di comparsa di un nuovo tumore all’altra mammella, con minimi effetti collaterali” riassume De Censi. Un’ulteriore analisi dei dati presentata ai primi di giugno al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology ha permesso di chiarire ancora meglio chi beneficia di più del regime a basse dosi. “Sappiamo che il Tamoxifene è efficace nella prevenzione, ma la sua tossicità rappresenta una barriera importante per il suo uso in una popolazione ad aumentato rischio di cancro al seno. Il tamoxifene è un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM) che viene utilizzato principalmente nel trattamento del tumore al seno ormono-dipendente in fase iniziale e avanzata. È particolarmente indicato per le donne in premenopausa, poiché agisce bloccando gli effetti degli estrogeni sul tessuto mammario. Il farmaco è efficace anche come terapia adiuvante, riducendo il rischio di recidiva dopo la chirurgia e la radioterapia.

Il tamoxifene è un farmaco non steroideo, derivato del trifeniletilene, che mostra un complesso spettro di effetti farmacologici antiestrogenici e simil-estrogenici nei diversi tessuti. Nelle pazienti con carcinoma mammario, a livello del tumore, il tamoxifene https://previlabor.com/dianabol-methandienone-10-mg-elbrus-23/ agisce principalmente come un antiestrogeno, inibendo il legame dell’estrogeno al recettore estrogenico. Tuttavia, in studi clinici è stato evidenziato un certo beneficio nei tumori con recettori per gli estrogeni negativi, il che può indicare altri meccanismi di azione. Nell’esperienza clinica, è riconosciuto che il tamoxifene induce riduzione dei livelli ematici di colesterolo totale e delle lipoproteine a bassa densità nell’ordine del 10 – 20% nelle donne in post-menopausa.

Il medicinale contiene lattosio; i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di lattasi o dal mal assorbimento di glucosio/galattosio non devono assumere questo medicinale. Nell’uomo Nolvadex è indicato nella profilassi e nel trattamento della ginecomastia e della mastalgia causate da antiandrogeni nel trattamento in monoterapia del carcinoma prostatico. È necessario seguire le istruzioni del proprio medico per quanto riguarda modo e frequenza di assunzione delle compresse. Le compresse devono essere assunte intere con un po’ d’acqua, preferibilmente sempre alla stessa ora. Prenda questo medicinale seguendo sempre esattamente le istruzioni del medico o del farmacista. In alcuni studi, è stata riportata una ridotta efficacia del tamoxifene quando somministrato in concomitanza con alcuni antidepressivi SSRI (ad es. paroxetina).

  • Lo studio condotto dal gruppo di De Censi ha dimostrato che la dose può essere ridotta fino a 1 mg al giorno senza perdere l’attività antiproliferativa del tamoxifene sul cancro al seno.
  • Comunemente, può essere associato all’impiego di tamoxifene un incremento dei livelli sierici dei trigliceridi, in alcuni casi con pancreatite.
  • Grazie all’ecografia il ginecologo può monitorare le caratteristiche delle cisti e riconoscere eventuali forme sospette.
  • È importante sottolineare inoltre che, anche quando i cicli mestruali sono interrotti per effetto della cura ormonale, è possibile che si instauri una gravidanza.
  • Se sorgono dubbi, incomprensioni o mancanza di fiducia, è importante affidarsi ad un avvocato esperto in malasanità che possa dare un parere oggettivo e verificare l’eventualità di errori specifici e che abbiano portato a danni rilevanti.

Il tamoxifene può contribuire all’aumento del rischio di tumore all’utero, ictus o coaguli di sangue nei polmoni. Una terapia con Tamoxifene può accentuare il rischio di coaguli di sangue nei polmoni, ictus o canco all’utero. Questo principio attivo può inoltre diminuire l’azione dei contraccettivi ormonali. Quando inizierà il trattamento il medico le prescriverà anche un esame della vista; il tamoxifene può causare cataratta e il rischio aumenta con l’aumentare della durata del trattamento. Il medico la informerà che all’inizio del trattamento potrà notare un peggioramento dei sintomi della malattia come aumento del dolore e/odelle dimensioni della zona malata. Si descrivono di seguito gli effetti collaterali più comuni e anche i meno frequenti, mentre sono stati tralasciati gli effetti collaterali molto rari.

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Per controllare lo stato di salute dell’endometrio, le pazienti vengono sottoposte all’ecografia transvaginale, un esame non invasivo con cui il ginecologo studia l’utero e le ovaie e valuta lo spessore dell’endometrio. Nei pazienti in cui la ginecomastia e la mastalgia sono comparse dopo la sospensione di Nolvadex, la reintroduzione del trattamento è risultata efficace. Lupus eritematoso cutaneo è stato osservato molto raramente in pazienti trattate con Nolvadex. Comunemente, può essere associato all’impiego di tamoxifene un incremento dei livelli sierici dei trigliceridi, in alcuni casi con pancreatite. Nolvadex è stato associato a variazioni dei livelli degli enzimi epatici e a un quadro di più gravi anormalità epatiche, in alcuni casi fatali, tra cui fegato steatosico, colestasi ed epatite, insufficienza epatica, cirrosi e danno epatocellulare (compresa necrosi epatica). Crampi alle gambe e mialgia sono stati comunemente riportati in pazienti in terapia con Nolvadex.

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Il tamoxifene può anche essere utilizzato come terapia preventiva nelle donne ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno. Inoltre, la ricerca continua a studiare nuovi usi per il tamoxifene, come ad esempio nel trattamento di altri tipi di cancro o di malattie non oncologiche. Alcuni studi recenti stanno anche esplorando la possibilità di utilizzare il tamoxifene in combinazione con altri farmaci, per aumentare la sua efficacia o per ridurre i suoi effetti collaterali. I risultati di uno studio italiano confermano che «una dose di 5 mg di tamoxifene al giorno per soli 3 anni riduce il rischio di recidive e di nuovi tumori al seno, con minimi effetti collaterali, mantenendo gli effetti anche 7 anni dopo la fine del trattamento».

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Induce un’aumentata secrezione di gonadotropine ma presenta un importante effetto antiestrogenico perfiferico. Legandosi ai recettori estrogenici nei tumori ER-positivi svolge un’efficace azione antineoplastica. Introdotto in commercio negli anni ’90, rappresenta ancora oggi il cardine della terapia endocrinologica del carcinoma della mammella femminile e maschile sia dopo l’intervento chirurgico di prima istanza, sia dopo l’eventuale recidive, in caso di positività recettoriale. Il paziente deve tener conto dei possibili disturbi visivi o della sensazione di testa leggera che si possono verificare durante il trattamento e che possono compromettere la capacità di guidare o di usare macchinari. Non devono essere co-somministrati inibitori dell’aggregazione piastrinica, al fine di non aumentare il rischio emorragico durante la fase trombocitopenica.

Altri farmaci che possono interagire negativamente con il tamoxifene includono alcuni tipi di farmaci per il cuore, come la warfarina, e alcuni farmaci per l’epilessia, come la fenitoina. Anche alcuni integratori alimentari, come il succo di pompelmo, possono interagire con il tamoxifene. Le ricerche sul tamoxifene a basse dosi potrebbero avere importanti ricadute sulla prevenzione primaria e secondaria del tumore del seno. Dal punto di vista della farmacodinamica, il tamoxifene agisce come antagonista degli estrogeni nel tessuto mammario, ma può comportarsi come agonista in altri tessuti, come quello osseo e uterino.

È importante ricordare che l’interruzione del tamoxifene non deve mai essere decisa autonomamente, ma deve sempre essere discussa con il proprio medico. Valide alternative al trattamento con analoghi LHRH possono essere gli LHRH antagonisti o antagonisti del GnRH (per esempio il degarelix), specie nei pazienti a maggior rischio di flare-up, o nei quali è necessario ottenere più rapidamente la risposta terapeutica. Gli antagonisti del GnRH inibiscono direttamente l’LHRH a livello ipofisario attraverso un meccanismo di tipo competitivo e bloccano la secrezione di LH e FSH senza determinare effetti agonisti, consentendo pertanto di evitare il fenomeno del flare-up. Il testosterone prodotto dai testicoli maschili stimola la crescita del tumore della prostata. Con la terapia ormonale si cerca di contrastare tale azione rallentando o bloccando la sintesi del testosterone e determinando perciò una deprivazione androgenica. Nelle prime settimane di trattamento questi farmaci possono scatenare un effetto paradossale di esacerbazione dei sintomi detto flare-up, in misura diversa da farmaco a farmaco e in relazione alle caratteristiche individuali.

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